Dice
uno spot:
“Quando
sei con lui, non devi darti un tono, non devi essere
più magro, meno pigro o più ricco. Non devi trattenere le
lacrime e nemmeno l'allegria. Ti puoi mostrare nudo o indifeso.
Non gli importa se hai un colore diverso dal suo. Con lui non devi
parlare per forza. Puoi essere naturale al cento per cento”.
Di
chi stiamo parlando? Del coniuge o della fidanzata? Di noi stessi?
No.
Lo spot parla del cane e del gatto.
Gli
animali non ci giudicano né ci vogliono migliori. Ci accettano per
quello che siamo.
Il
cane segue il padrone, vive con lui. Senza giudicare. Così fa il
gatto.
E
noi? Ci accettiamo per quello che siamo?
Qui
nasce il problema.
Come
possiamo percepire il nostro valore se non accettiamo ciò che siamo?
Sarebbe
stupendo se le persone ci percepissero senza commenti. Per noi è
difficile, perché le critiche più feroci vengono da noi stessi.
Come
fare?
Cerchiamo
d'iniziare a percepire i nostri pensieri, i giudizi continui che
diamo, come se fosse un gioco.
Farlo
su noi stessi all'inizio è difficile. Allora cerchiamo di elencare
quanti giudizi emette un nostro parente, amico, conoscente, in un
breve lasso di tempo.
In
pochi minuti, magari davanti alla TV, ci accorgeremo che l'amico
emetterà una caterva di definizioni e commenti incredibili.
Questo
è bello, è brutto, quello è vecchio, è grasso, e così via.
Scopriremo
il suo dialogo interiore.
Appena
il vostro amico commetterà qualche errore nella vita, domandatevi:
si
perdonerà facilmente, oppure si giudicherà in modo severo?
State
pur certi che si giudicherà in modo implacabile.
È
uno dei problemi che minano di più la nostra autostima.
Amedeo
Formisano
Post
correlati:
Nessun commento :
Posta un commento