È
giunto il momento del rientro e nuove sfide lavorative ci attendono.
Come spesso ci aspettano anche nuove conoscenze, nuovi incontri.
E
qui scattano le difficoltà, perché una parte del cervello cercherà
immediatamente di capire se il nuovo venuto/ta sia affidabile o meno.
Le
antipatie, o simpatie, nascono a pelle e molte persone sono convinte
che siano rivelatrici, cioè che possano dire oggettivamente se chi
ci sta di fronte sia affidabile o meno.
Una
stretta di mano vigorosa e asciutta spesso è considerata un indice
positivo di affidabilità. Ognuno di noi negli anni ha sviluppato una
propria teoria su questo.
E
così, manager e non si affidano all'intuito per capire chi assumere.
Ma
quanto possiamo veramente fidarci delle nostre percezioni? Il nostro
intuito è veramente così affidabile? È come un “metal detector”
di caratteri?
Le
percezioni che noi avvertiamo ci dicono qualcosa di oggettivo sulla
persona che ci sta di fronte o no?
In
realtà, dovremmo stare sempre attenti alle nostre percezioni, perché
non contengono la realtà assoluta sul mondo esterno, ma
rappresentano sempre qualcosa di “soggettivo”.
Esse
sono la proiezione del nostro inconscio e ci mandano un messaggio
personale che poi va verificato.
Una
persona ci può attrarre o non, indipendentemente dalle sue vere
caratteristiche. Potrebbe somigliare a qualcuno che ci ha ferito in
passato, ma questo non significa che il nuovo venuto/ta sia per forza
ostile o poco affidabile.
Le
nostre percezioni rivelano sempre il nostro mondo soggettivo, ma non
riescono a penetrare la realtà rivelandola in modo corretto.
Allora
cosa fare?
Dobbiamo
imparare ad investigare, a controllare sempre se le nostre percezioni
siano rivelatrici o meno.
La
persona con una corretta autostima verifica “sempre”
le proprie idee o opinioni, anche confidandosi con altre persone,
cercando di mantenere un certo distacco dalle proprie emozioni.
Vede
emergere dentro di sé una simpatia o antipatia, la guarda come se
fosse un oggetto, la mette da parte e poi la verifica, perché è
abituata a “osservare” le proprie emozioni. Sa quando è nervosa,
come sa percepire la propria calma.
È
in contatto con se stessa ed è una meta raggiungibile da tutti.
Questo
sembra diminuire la nostra capacità di scelta, ma non è così.
Vivere
nella falsa certezza di poter capire tutto del mondo circostante è
una pericolosa distorsione, mentre il “verificare sempre” ci
porta a guardare il mondo così come esso è, non come vorremmo che
sia.
Perciò,
anche se la tentazione è forte, davanti a qualcuno che ci sembra
simpatico e antipatico, cerchiamo di sviluppare un atteggiamento di
distacco. Le nostre percezioni ci dicono che quella persona è in
consonanza o meno con la nostra storia passata, ma non ci dicono
molto sul futuro.
La
simpatia e l'antipatia sono uno specchio in cui riflettiamo le nostre
emozioni/percezioni, ma null'altro.
Solo
l'osservazione serena delle cose ci porta alla comprensione
oggettiva.
La
persona con una buona autostima non ha paura di mettere in dubbio le
proprie percezioni, perché percepisce sempre il proprio valore, in
ogni circostanza, al di là degli stati emotivi.
Perciò
indagate, e lasciate le facili antipatie, o simpatie a qualcun altro.
Amedeo
Formisano
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