Il
titolo è impegnativo e di mestieri ce ne sono tanti, ma sicuramente
c'è un aspetto fondamentale che è quasi sempre oscuro nella mente
di ogni buon candidato:
la
cosa più temuta da coloro che assumono è lo “scalda-sedie”.
Chi
si occupa del “recruitment”
(reclutamento) all'interno dell'azienda cerca, fin dalle prime
battute di un colloquio, di capire come sia strutturata la mente del
candidato/a per capire se, appena avrà ricevuto il fatidico posto,
si metterà veramente al lavoro in modo deciso e infaticabile oppure
sarà uno dei tanti che si adagiano sulla sedia passivamente, senza
contribuire più di tanto alle dinamiche del lavoro.
Fin
qui sembra tutto logico.
È
chiaro che il candidato si sente motivato a dare il meglio per fare
buona impressione e sicuramente all'inizio parteciperà attivamente
alla vita lavorativa.
Ma
in realtà il “selezionatore/reclutatore” vorrà capire qual'è
la vostra filosofia di base sul lavoro.
Insomma, vorrà capire quanto per voi sia importante il lavoro nella
vostra vita e quanto siate disposti a sacrificare per esso.
Il
selezionatore/reclutatore teme moltissimo i soggetti passivi mossi
solo dalla necessità del posto fisso, per necessità!
Voi
direte, “che razza di timore è? È chiaro che cerco lavoro per
necessità, non per diletto. Che vuole questo? Mica cerco lavoro per
divertimento!”.
Invece
è proprio lì la trappola. Appena il selezionatore capisce che siete
mossi unicamente dalla necessità, in alcuni ambiti specifici,
potrebbe addirittura sbarrarvi la strada!
Una
società non vuole gente bisognosa, ma gente disposta a mettersi in
gioco, mossa da un desiderio di miglioramento, ambiziosa e
tecnicamente preparata.
Vuole
gente disposta a sposare la filosofia della società, la cosiddetta
“mission”, che sia fan dei prodotti realizzati dalla ditta,
pronta a sposare totalmente il credo aziendale.
Ecco
perché, per fare buona impressione in un colloquio, si dovrebbe
sempre studiare bene cosa la società/ditta/impresa produca e quali
sono i suoi prodotti di punta. Solo così il candidato/a dimostra
rispetto e ammirazione per il posto desiderato.
Il
selezionatore deve poter capire che voi siete in grado di apportare
un valore aggiunto, cioè che siete “indispensabili” per quel
lavoro, non solo utili.
Dovete
poter dimostrare indipendenza e inventiva. Queste sono
caratteristiche fondamentali che devono sempre accompagnare un buon
curriculum, al momento del fatidico primo colloquio.
Probabilmente
vi sarà posta una domanda standard del tipo:
“Lei
come si vede fra cinque anni?”
È
una domanda che lascia sempre interdetti e che invece è molto
utilizzata sia nei questionari, sia nei colloqui.
Il
candidato/a poco esperto cade facilmente nel panico.
Ma
la risposta migliore è:
“mi
vedo come una persona in crescita, sia lavorativamente sia
tecnicamente, sempre pronta a dare il meglio per l'azienda, pronta ad
imparare e ad evolversi”.
Il
selezionatore ama molto la modestia e la volontà di imparare e
predilige chi si mette in gioco senza remore, senza domandare quanto
si guadagna e quali sono gli orari di lavoro.
Ma
il guadagno è importante! Come faccio a scegliere un lavoro se non
conosco il guadagno?
Purtroppo,
insistere eccessivamente sugli aspetti economici vi farà inimicare
il selezionatore, perché vedrà in voi solo uno scalda-sedie.
Io
sono d'accordo con voi che il denaro è fondamentale, ma dobbiamo
fare uno sforzo per entrare nella logica aziendale, uscendo dalla
nostra visione personale.
...
Altra cosa fondamentale da
conoscere è questa: molti credono che il posto di lavoro sia il
luogo dove si impara il mestiere. Purtroppo non è così.
Spesso
una ditta cerca persone già formate e capaci, che possano risolvere
problemi senza dover fare apprendistato. Le società non sono sempre
in grado di insegnare un certo lavoro, per pigrizia, per incapacità
organizzativa etc...
Nell'azienda
perfetta la formazione dovrebbe essere interna, ma è una cosa che in
Italia non avviene quasi mai, quindi dovrete saper dimostrare di
essere operativi fin da subito.
Facciamo
un piccolo riassunto delle qualità che servono per un colloquio:
- Controllate l'umore delle persone che incontrate. È importante per stabilire quale tipo di azienda state scegliendo. Se vedete solo volti tesi è allarmante.
- Siate sempre modesti, anche quando il vostro curriculum è pieno di medaglie.
- Dimostrate una estrema voglia di imparare ed evolvervi.
- Non insistete mai troppo sugli aspetti finanziari.
- Dimostrate che siete pieni di iniziativa e indipendenti, capaci di portare nuove soluzioni.
- Dimostrate di conoscere i prodotti che produce l'azienda.
- Dimostrate di conoscere la “mission” e di sposarla pienamente.
- Presentatevi sempre ordinati e puliti, possibilmente con il vestito buono ma non troppo eleganti. L'aspetto esteriore è importante (non sapete quante persone si presenta in modo sciatto ai colloqui di lavoro, è incredibile).
- Dimostrate passione per quel che fate.
- Soprattutto dimostrate che quel lavoro è la vostra vita, è la vostra passione, è qualcosa di importante per la vostra crescita umana e non solo finanziaria.
I
selezionatori amano chi vede il lavoro come una cosa “sacra”, da
mettere al primo posto, anche sulla famiglia.
Non
è detto che sia una cosa giusta. Vi dico solo come la vedono i
selezionatori.
Cercano
chi ha una solida etica del lavoro ed evitano accuratamente chi si
dimostra solo “bisognoso”.
Per
esperienza personale vi posso dire che poi, sul lavoro, chi
all'inizio si sacrifica poi viene ricompensato e può anche dedicare
maggior tempo alla famiglia, che comunque viene sempre vista come un
valore importante dalla maggior parte dei dirigenti intelligenti
(sono pochi, ma ci sono).
Sono
regole semplici ma spesso ignorate, soprattutto da chi entra nel
mondo del lavoro.
P.S.
Se,
nonostante le vostre credenziali e la vostra voglia di mettervi in
gioco, sarete rifiutati, sbirciate in giro nell'ufficio se possibile,
e cercate di capire quale sia l'età media dei lavoratori. Se sono
solo ragazzi sotto i vent'anni senza la presenza di “anziani”
allora è un brutto segno. Significa che nessuno resta a lungo e che
ci sono ottime probabilità di sfruttamento. In una buona azienda ci
devono essere sempre anche i “senior”, ad indicare la possibilità
di crescita lavorativa.
Amedeo
Formisano
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