Luca,
dopo aver letto il post intitolato “Dentro
di noi c'è un'oasi invulnerabile.” mi scrive:
“e
come si può fare concretamente a coltivarla?”
Questa oasi di cui parlo è una
immagine che ci può aiutare molto per tornare in contatto con la
nostra anima più profonda.
In fondo la domanda di Luca è
la domanda numero “uno”, cioè in pratica cosa possiamo fare per
trovare quest'isola felice della serenità interiore?
Già la domanda contiene una
risposta importante.
Il verbo finale è “Coltivare”!
La serenità non cade dall'alto
ma si coltiva, si fa crescere lentamente, senza sforzo, seguendo i
suoi tempi e le sue vie misteriose.
Per
aiutare tale crescita possiamo fare due cose molto ma molto pratiche.
- Passare dalla razionalità alla “lettura”
- Tornare alla “manualità”.
La
razionalità non coincide con la lettura.
Fin
dalla scuola abbiamo associato erroneamente il raziocinio con i
libri, con i testi di studio, la matematica, la filosofia, la storia
e la geografia.
Tutte
cose nozionistiche che non ci hanno resi migliori ma che con il loro
nozionismo hanno allontanato le persone dalla cultura, ormai vista
solo come peso inutile e privo di senso. Naturalmente la cultura
serve, ma non quella insegnata a scuola.
La
parola “Razionalità” deriva da “razio”, cioè “ragione,
motivo, senso”. Noi quando cerchiamo di ragionare stiamo cercando
il senso delle cose che ci accadono.
All'atto
pratico però cadiamo in due errori, cioè cerchiamo sempre il
perché delle cose e creiamo continui giudizi, su noi stessi e
sugli altri.
Questo
ci fa cadere nella ruminazione, cioè il nostro cervello si
impegna in estenuanti considerazioni che portano la persona al
logoramento totale.
Ruminiamo
continuamente, così come fanno i bovini, masticando perennemente le
solite domande: ma perché succede sempre a me? Perché è
successo questo o quello?
Intanto
la nostra ansia sale, nel perenne tentativo di dare un'ordine alle
cose per poterle controllare. È il controllo
quello che vorremmo, altro che risposte.
È
l'ansia di avere tutto sotto controllo che ci spinge a scervellarci
sui perché, cosa che è profondamente inutile.
Spesso
non siamo noi a comandare gli eventi, ma le situazioni si creano da
sole, al di fuori del nostro orizzonte.
Allora
chiuderci in un dialogo sterile sul “perché è successo” servirà
quasi sempre a bloccare le nostre risorse mentali invece che a
liberarle.
Dalle
domande scaturiscono i giudizi,
le continue etichette che noi ci affibbiamo in continuazione e che
distruggono la nostra Autostima.
Ma
già altre volte abbiamo detto che non possiamo giudicarci, perché
il nostro inconscio è così profondo e insondabile che è
letteralmente al di là della nostra ragione.
Più
ci radicalizziamo su di un problema più quel problema diventa
insormontabile.
Invece
se ci affidiamo alla lettura la nostra mente comincia ad aprirsi ed
entra nel senza tempo, dove esistono tutte le soluzioni.
La
lettura è efficace e pratica perché:
- apre la mente verso l'esterno
- è una forma di meditazione pratica e divertente
- fa aumentare la concentrazione
- aiuta la mente a partorire immagini salvifiche.
Quando
noi leggiamo anche solo un romanzo la nostra mente è aperta verso il
contenuto o il messaggio che lo scrittore ci sta trasmettendo.
La
mente non è più chiusa in se stessa e si apre all'altro, al mondo
esterno, a concetti nuovi, a stili esplicativi differenti, a nuovi
universi.
È
proprio tutto il contrario della ruminazione, in cui l'individuo è
contorto su se stesso in un circolo vizioso di pensieri.
Nella
lettura di un romanzo ci troviamo nel senza tempo, in uno stato
meditativo reale, che
aumenta la nostra concentrazione. Più leggiamo più la nostra
capacità di concentrazione aumenta esponenzialmente e aumenta la
nostra capacità di apprendimento.
Durante
la lettura la mente ragiona per immagini, non per parole, così come
sarebbe facile credere.
Noi
ricordiamo le scene dei romanzi per le immagini che scatenano, per i
ricordi, le emozioni, per gli odori che ci trasmettono.
È
proprio il linguaggio della mente, quello che ritroviamo nei nostri
sogni e che l'anima ci regala in continuazione durante le nostre ore
di riposo.
La
lettura comunica con la parte profonda dell'anima perché utilizza
gli stessi mezzi.
Anche
i ricordi si fissano meglio con immagini ed emozioni.
Leggere
un bel libro di James
Hillman oppure un romanzo di Hermann
Hesse significa seminare concetti eccezionali di cui la nostra
anima ha molto bisogno.
E
la manualità?
Essa
è fondamentale per scatenare in noi lo stesso tipo di meditazione.
La
mano che costruisce è una mano che medita.
La
mente è concepita per risolvere problemi pratici, non solo
filosofici.
Più
“ragioniamo” con la manualità e più diamo ascolto alla nostra
mente profonda.
Le
mani sanno cose che noi non sappiamo.
Ben
lo sa l'artigiano che costruisce le cose senza pensarci troppo.
Il
falegname pialla e taglia, incolla e leviga, con lo sguardo non sul
passato o sul futuro, ma solo sul presente.
Anche
il personaggio di Gibbs, nel telefilm intitolato Ncis,
lavora il legno.
Gibbs
è il protagonista, che comanda una squadra dell'Unità anticrimine
della marina degli Stati Uniti.
Una
volta finito il lavoro si chiude nello scantinato e lavora alle sue
barche, ai suoi mobili in legno.
Non
esiste più passato o futuro, esiste solo il pezzo da levigare. Si
gode il qui e ora, senza pensieri.
Ritrova
se stesso e mentre la mano crea, il cervello, da solo e senza sforzi,
trova tutte le soluzioni.
È
mentalmente più avanti chi fabbrica un veliero in miniatura di chi
spesso si chiude in una filosofia sterile lontana dal vissuto.
Per
questo mi piace lo Zen, perché è “cosa vissuta”, non concetti
astratti.
Lo
Zen si vive e basta, come l'artigiano che costruisce le barche.
Con
la lettura e con la manualità seminiamo l'immagine dell'Autostima,
permettendo
ai concetti giusti di attecchire nella nostra anima.
Chi
legge qualcosa e coltiva un hobby manuale ha sempre una marcia in
più.
E
l'anima respira veramente, trovando quell'oasi di pace a cui è
destinata.
Amedeo
Formisano
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