Questo
post è dedicato a tutti coloro che stanno progettando una nuova
impresa ( start-up), una nuova idea di business, stanno impiegando
tanto denaro e sudore per raggiungere nuovi obiettivi, per migliorare
e crescere.
Uno
dei pericoli maggiori nella costruzione di un progetto ( o di un
obiettivo efficace) è quello di caricarlo di speranze e
significati estranei al progetto stesso.
Ad
esempio, potremmo pensare che:
se
riesco in quel lavoro potrò finalmente farmi una famiglia....
se
riesco in quel progetto potrò finalmente avere la stima di tutti....
se
riesco in quella meta potrò diventare famoso......
se
riesco in quel progetto potrò finalmente cambiare lavoro....
se
riesco in quel lavoro potrò comprare la casa dei miei sogni....
tanti
se che ci carichiamo sulle spalle e che pesano come
macigni,
che
ci depotenziano e limitano la nostra mente, offuscandola.
Sono
speranze, sogni, illusioni, pressioni mentali, anche
legittime, che ci carichiamo addosso e ci avvelenano il percorso
verso la meta.
I
discorsi dei familiari e degli amici spesso ci riempiono di dubbi,
non ci forniscono soluzioni e così aumenta la confusione, perdendo
la focalizzazione sull'obiettivo da raggiungere.
Quando
il capo ci dice: devi riuscire perché la ditta ne ha bisogno,
perché se non ce la facciamo allora la crisi ci sommergerà…..,
sta ponendo sulle vostre spalle i suoi timori ma non sta creando le
premesse per trovare la soluzione.
Spesso
l'ufficio è la cassa di risonanza dell'umore del Team Manager, più
che essere il luogo dove nascono le idee e le soluzioni.
Dobbiamo
essere coscienti di questo e prepararci adeguatamente al livello
mentale.
Come
fare?
Prima
di tutto dobbiamo capire che in un progetto esistono “carichi”
mentali esterni ed interni, dove per carico intendo proprio tutta
la serie di speranze ed illusioni di cui accennavo prima.
I
carichi esterni possono essere la famiglia, la pressione del capo,
le condizioni economiche generali etc...
Sono
carichi non prodotti dalla nostra mente.
L'unico
modo di controllare questi carichi è quello di riconoscerli per
quello che sono: pressioni dovute spesso alla scarsa conoscenza
dei fatti, degli obiettivi da raggiungere e dall'emotività
altrui.
Dobbiamo
avere la massima trasparenza, sia con il capo che con i familiari,
spiegando nel dettaglio che abbiamo il controllo della situazione
perché stiamo seguendo un piano ben strutturato, perché ci siamo
posti delle scadenze precise e su quelle dobbiamo confrontarci.
Ci
devono contestare fatti precisi, non darci dubbi generici.
Solo
così le loro istanze saranno costruttive (leggi
anche Best
Team: analizzare i consigli costruttivi con la PNL).
Se
i loro dubbi e paure non riescono ad essere motivati allora dovete
imparare a non dare peso a tali discorsi e ad andare per la vostra
strada, sicuri della vostra professionalità, il tutto sperando che
il capo non sia fesso e che capisca l'impegno altrui (perché si
spera che il dialogo in famiglia sia migliore).
Per
quanto riguarda la situazione economica globale non possiamo fare
molto e quindi non possiamo assumercene per intero il peso.
I
carichi interni, se
andiamo a guardarli nello specifico, si riducono in fondo ad una sola
cosa: il giudizio altrui e su noi stessi!
Noi
temiamo il giudizio altrui.
Spesso
questi giudizi toccano l'immagine che abbiamo di noi stessi.
Cerchiamo conferme su di noi tramite i giudizi esterni.
In
questo caso entra in campo l'autostima.
Succede
perché leghiamo il successo possibile, o l'insuccesso, all'immagine
che ci siamo costruiti o che vorremmo esibire verso gli altri.
Spesso
è tutto lì.
A
volte cerchiamo il successo per acquietare delle incertezze interne.
Meno
male che non è sempre così. Ma a volte capita e dobbiamo rendercene
conto perché si rischia grosso.
Dobbiamo
capire che:
comunque
vada il progetto, noi non siamo in discussione.
Noi
come persone non siamo in discussione!
È un'errore pensare di legare
il successo da conseguire con la vera essenza di una persona.
Il successo dipende anche da
fattori esterni, non solo da ciò che facciamo noi.
È vero che se il progetto è
ben concepito non ci dovrebbero essere sorprese. Ma la vita è
qualcosa di straordinario e molte volte ci sorprende, anche con
eventi spiazzanti, a cui dobbiamo imparare a reagire.
(
leggi anche Il
Papa, Pistorius e i meteoriti: la realtà che si sgretola!).
Anche una vincita alla lotteria
potrebbe essere deleteria, se non gestita con attenzione.
Avere il controllo su tutto è
impossibile quindi dobbiamo accettare la nostra limitatezza con
serenità, senza eccessi.
Accettare
la serenità è in nostro potere.
Per
svilupparla dobbiamo lavorare con il nostro dialogo interiore,
concentrandoci solo sui passaggi essenziali per portare a termine il
nostro compito, evitando accuratamente ogni considerazioni esterna.
Il
dopo/meta non deve esistere.
Il
concetto di passato e di futuro ci sono nemici.
Solo
quando la nostra mente è totalmente assorbita dal compito prefisso,
nel qui e ora, la mente entra in uno stato quasi meditativo,
in cui il cervello riesce a trovare il proprio equilibrio e scovare
soluzioni inattese.
Dobbiamo
ragionare solo sul progetto e sui passaggi necessari per realizzarlo.
Quando
l'insicurezza viene a trovarci dobbiamo accoglierla come un fatto
normale, come un amico che ci viene a portare un messaggio
dall'inconscio.
Attenti
al messaggio: non vuol dire che voi siete sulla cattiva strada o
non siete fatti per quel lavoro, vuol dire che forse state
caricando di significati sbagliati il lavoro e l'inconscio ne soffre.
Vi
state stressando inutilmente perché volete conseguire troppi
obiettivi contemporaneamente oppure per i motivi sbagliati. Tutto
qui.
Basterebbe
solo dedicarsi agli obiettivi realmente indispensabili e mettere in
secondo piano tutto il resto.
È
solo una accurata gestione del tempo e dei mezzi.
Se
avvertiamo che la stanchezza e lo stress ci sommergono possiamo
sempre chiedere una consulenza ad uno psicologo abilitato. Non è
vero che ci vogliono numerose sedute e a volte anche una semplice
chiacchierata può aprire sbocchi impensabili.
...
I
possibili giudizi altrui non devono spaventarci perché non
siamo sempre al centro della attenzione altrui. Non siamo al
centro del mondo e ogni nostra gaffe prima o poi sarà dimenticata.
Non
siamo al centro del mondo.
Tanto
ci sarà sempre qualcuno che ci giudicherà male o bene, è un
processo che fa parte della vita e va accettato. Come diceva la
canzone “se sei brutto ti tirano le pietre, se sei bello ti
tirano le pietre”.....
bisogna
coltivare il giusto senso del limite.
L'unico
modo per poter tenere a bada tali carichi è quella di lavorare sul
senso di efficacia, uno dei fondamenti dell'autostima.
Mi
posso fidare di me stesso se so di essere efficace.
Leggete
il bel libro di Nathaniel Branden “I
sei pilastri dell'autostima”, in cui il senso di efficacia è
centrale.
Per
raggiungere tale scopo dobbiamo imparare a fondare il
nostro progetto su solide basi documentali, percorrendo una
strada che è stata già percorsa da altri (se necessario), che non
sia il frutto di un colpo di testa, che sia qualcosa di meditato e
strutturato.
Dobbiamo
avere il coraggio di informarci, di apprendere e sviluppare le nostre
conoscenze, investendo più tempo nella ricerca di informazioni,
perché il mondo moderno esige dei professionisti sempre più
competenti e e preparati.
Dobbiamo
cercare un modello di riferimento che possa
ispirarci
e guidarci nei nostri obiettivi.
Allora
noi diverremo i veri esperti e gli altri non potranno più, con i
loro discorsi fatui, castrarci la mente e caricarci di pressioni
inutili.
C'è
un solo modo per essere sicuri che il progetto, qualunque esso sia,
vada in porto e rimanga libero da carichi interni ed esterni:
deve
essere un progetto che ci appassiona profondamente, in cui crediamo
al livello intimo.
Solo
così la nostra sicurezza si espanderà intorno come una forza
inarrestabile, come una visione in cui coinvolgere gli altri, dai
familiari al capo, fin dentro le parti più riottose di noi stessi.
Perciò
la domanda ultima che dobbiamo meditare è:
Io
amo o non amo alla follia il progetto in cui mi sto cimentando?
Ci
credo veramente? Lavorare su tale progetto mi da gioia? Rende le mie
giornate migliori? Riesce a far emergere parti di me, talenti che non
credevo di possedere?
Sarete
veramente pronti quando potrete dire a voi stessi e agli altri:
“Farò
quel lavoro al di là di quello che dice la famiglia, il capo, le
speranze per la casa e tutto il resto.
Farò
quel lavoro perché questo progetto mi fa sentire bene, nonostante la
fatica e le preoccupazioni.
Oggi
mi sento più VIVO e per questo mi metto in gioco!”
Amedeo
F.
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