Quando
nasce l'idea per un progetto viene spontaneo il confronto con i
collaboratori più stretti per verificarne la bontà, per vedere se
funziona e se ci sono i presupposti per poterla realizzare.
Così
comincia il “sondaggio” per capire se una grafica funziona, se il
nuovo prodotto può essere la nuova “Mucca
viola”, se l'idea piace a tutti. Insomma si cerca il
consenso fra tutti i membri del Team.
L'idea
iniziale, nella nostra mente, appare bellissima, colorata e lucente,
come una macchina sportiva nuova e fiammante.
Poi
si arriva al momento della riunione fatidica per affrontare il
progetto e l'idea comincia a trovare le prime opposizioni.
Tutti
cominciano a dire la loro, chi a torto e chi a ragione, evidenziando
gli errori, le incertezze, così l'idea che prima era sembrata
bellissima e “lucente” si rivela piena di macchioline, di
incrostazioni.
Non
è più la bella invenzione che avevamo sognato.
Da
cosa dipende questo?
Sicuramente
può dipendere da difetti intrinseci che non avevamo visto
all'interno del progetto.
Ricordiamo
sempre che la nostra visuale è limitata, mentre altre persone
possono vedere meglio pregi e difetti perché hanno un punto di vista
esterno e non coinvolto nella produzione.
Eppure
c'è un'altra dinamica all'opera:
l'errore
di voler accontentare proprio tutti!
L'errore
di fugare i dubbi chiedendo consiglio a chiunque!
Sarebbe
bello poter concepire idee perfette che piacciano proprio a tutti,
che suscitino l'immediato consenso planetario.
Ma
purtroppo non è sempre così.
Nonostante
l'impegno profuso, nell'ideazione di un progetto possono influire
sulla nostra percezione tutta una serie di ostacoli interni (speranze
e illusioni) ed esterni ( pressioni di mercato e vicende familiari)
che gravano sulla concezione dell'idea, rendendola meno brillante di
quel che potrebbe essere.
Ogni
persona ha le proprie credenze e visioni del problema.
Perciò
ognuno vorrebbe impostare la cosa in termini differenti e comincia a
dire: “l'idea è buona, ma io la farei così....cambierei questo
particolare o quell'altro....”
e così si entra nel tunnel nefasto delle
“micro
-correzioni infinite”.
È come la storia della coperta
troppo corta, o ti ripara la testa o ti copre i piedi, ma mai tutte e
due contemporaneamente.
Una
singola parte comincia a dominare sulla
visione
generale e il progetto inizia ad arenarsi.
Cosa bisogna fare in questi casi
per uscire dal problema?
Bisogna
capire che se l'idea è veramente buona:
- Si deve poter riassumere brevemente in due parole. Se ne impiegate troppe significa che non avete le idee chiare.
- Non si deve cercare a tutti i costi il consenso perché a forza di compromessi spesso le idee buone vengono snaturate. A volte la montagna partorisce un topolino invece che una idea rivoluzionaria.
- Il team manager deve arrivare già con le idee chiare, in riunione, e deve chiedere collaborazione su “come” attuarle, non sul “cosa” fare, altrimenti perde anche credibilità.
- Si deve presentare al meglio l'idea già nella forma finale, perché molte persone sono prive d'immaginazione e non sanno visualizzare le potenzialità della vostra idea.
Infatti, questo è uno dei
problemi maggiori che gli architetti hanno sempre incontrato
mostrando i propri progetti ai clienti: i disegni delle piante e
prospetti dicono poco alle persone, che non sanno visualizzare nella
propria mente il risultato finale e non è detto che lo debbano saper
fare.
La
visualizzazione è il compito dell'architetto.
Bisogna mostrare schizzi,
prospettive, “rendering” (riproduzioni computerizzate di come
sarà la costruzione una volta portata a termine), video che mostrano
un percorso virtuale dell'interno.
Invece molti studi, anche
importanti, non capiscono il valore di queste cose e si limitano
ancora a risparmiare sulle animazioni e i rendering, perdendo a volte
anche importanti concorsi nazionali, il tutto perché non sanno
gestire la comunicazione delle proprie idee.
Una buona presentazione è il
primo passo della comunicazione efficace dell'idea.
Il Team manager non si può
permettere incertezze con il Team.
Essendone
il capo deve poter sempre fornire una rotta sicura al gruppo, senza
troppi tentennamenti.
Non
può cercare nel gruppo sicurezze, visto che è il manager a dover
fornire sicurezze allo staff e non viceversa.
Molti sono i casi in cui la
volontà di unire troppo il Team su di un consenso generalizzato ha
portato una società al fallimento, perché si genera una mancanza di
chiarezza nelle strategie.
Una certa dose di contrasti
vanno sempre messi in conto.
A
volte è meglio che l'idea sia ricostruita da capo, rifatta
totalmente, piuttosto che aggiustata in tremila modi.
Dobbiamo imparare a prendere il
giusto tempo per verificare con tranquillità le nostre idee e
visioni, dando alla mente la possibilità di scovare tutti i punti
deboli da sola, senza troppi aiuti esterni.
È bene ascoltare i consigli
altrui ma bisogna anche impedire che tali consigli generino una
confusione eccessiva.
Solitamente quando un'idea è
ben maturata, con solide fondamenta e ha superato un vero esame
di fattibilità, allora la nostra esposizione in consiglio sarà
più forte, sintetica e sicura e incontrerà meno resistenze.
È per questo che il Team
manager non può delegare la scelta delle idee importanti ai suoi
collaboratori, ma dovrà sobbarcarsi questa responsabilità da solo.
Dovrà
cercare il consiglio solo di una ristretta cerchia, quella più
tecnicamente preparata e coinvolta nel progetto, ma sempre sul “come”
fare, non sul “cosa”.
Il manager che cerca di
chiarirsi le idee in consiglio uscirà ancora più confuso, mentre
ogni Team vuole una guida forte e sicura, ricordatelo.
Amedeo Formisano
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