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Alfred Hitchcock |
Quando
inizia un progetto c'è un errore insidiosissimo che alla lunga può
minare tutto il lavoro: quello di scendere subito nel particolare,
tralasciando la visione generale del progetto.
Spesso
un lavoro è costituito da varie fasi distinte che devono essere
seguite con estrema attenzione e non possono essere saltate,
altrimenti il progetto nasce zoppo.
Facciamo
un esempio tecnico: prendiamo un film americano di medio budget.
La
pipeline
produttiva è questa: soggetto- trattamento- script- storyboard
– animatics - layout/design
– scelta location/attori/maestranze- pianificazione delle giornate
di ripresa- previsioni di spesa , il tutto escludendo la post
produzione, dal montaggio all'eventuale doppiaggio.
Il
tutto avviene più o meno in quest'ordine e può comportare da uno a
due anni di duro lavoro, in cui il regista passa da un produttore
all'altro cercando come un matto i fondi necessari per finanziare la
propria opera.
Adesso
vi spiego le varie fasi, una ad una perché è divertente e utile
alla trattazione del post.
Il
soggetto è l'idea del film, magari condensata in una paginetta
(più breve è la spiegazione e più le idee sono chiare, e questo
non vale solo per il cinema, capito?).
Il
Trattamento è una piccola versione romanzata di quello che
succede nel film, ma priva di dialoghi, in modo da far comprendere la
storia velocemente e può fornire anche il materiale necessario per
la “novelization”, il romanzo tratto dal film. È nel trattamento
che si deve capire già se il film funziona, quali sono le scene
“madre” e se il finale è coinvolgente.
Poi
si passa allo script, cioè alla sceneggiatura.
Una
volta chiarite le scene e i dialoghi si passa alla parte riguardante
la visualizzazione del film: cioè che aspetto dovrà avere il film?
Per
fare questo è necessario disegnare tutte le scene e le inquadrature,
una ad una, in modo che il regista possa chiarire a se stesso e agli
altri ciò che vuole realizzare. Solo così non ci sono sorprese.
Così nasce lo storyboard, una serie di vignette disegnate a
mano che rappresentano già tutto il film.
Il
grande Alfred
Hitchcock pianificava tutto nei minimi dettagli, spesso arrivando
addirittura a contare i passi degli attori da fare in scena. Quando
lo script e lo storyboard erano finiti praticamente il film era
compiuto nella sua mente e non rimaneva che girarlo. La ripresa
diventava una pura formalità.
Quando
si fanno film pieni zeppi di azione allora c'è bisogno di un
passaggio ulteriore: gli animatics, una specie di storyborad
fatto al pc in movimento, spesso creato con i moderni software 3d,
che permettono di conoscere le tempistiche esatte, al secondo, di
ogni singola inquadratura e che rappresentano un contratto vincolante
per la ditta di effetti speciali che dovrà creare dal nulla quelle
scene. Durante gli animatic spesso si comincia la parte scenica, il
layout/design, cioè tavole dipinte con alto livello di
dettaglio, per capire a colori come devono essere le scene, i
costumi, le ambientazioni del film. Alcuni registi partono anche
prima con i layout ( già in fase di script) perché servono a far
capire al produttore del film cosa dovrebbe finanziare!
Poi
c'è la scelta location/attori/maestranze- pianificazione delle
giornate di ripresa- previsioni di spesa, tutte voci che non
andrò a spiegare perché facilmente intuibili.
Veniamo
alla questione del post: il regista inesperto, alle prime armi,
sapete cosa fa? Comincia ad arenarsi già nelle prime fasi, siccome
si concentra in modo maniacale sullo script, perché deve essere
perfetto, perché deve essere impaginato bene, perché se lo rigira e
se lo riguarda per due anni, alla ricerca spasmodica di ogni
possibile difetto, stando magari da solo dentro una stanza senza
confrontarsi con nessuno.
Insomma
non ha la visione di insieme di tutta la pipeline produttiva.
Il
progetto, chissà perché, non decolla mai.
Altri
invece hanno lo script che funziona ma ci hanno perso così tanto
tempo che poi vanno di fretta su tutto il resto, per esempio sugli
storyboard. Mi è capitato di porre gli occhi sulla pipeline
produttiva di un lavoro in cui gli storyboard erano perfetti
all'inizio, molto accurati e ben disegnati. Il regista probabilmente
aveva insistito molto su i dettagli passandoci troppo tempo sopra. È
un grosso errore fare storyboard molto dettagliati perché dovrebbero
essere molto semplici, quasi disegni infantili, schizzi appena
accennati, perché sono rivolti a capire la scena e non sono pensati
per una eventuale pubblicazione.
Purtroppo
il regista non aveva le idee chiare e quindi non sapeva trasmetterle
agli altri.
Gli
storyboard in teoria alla fine del film andrebbero distrutti, anche
se poi il regista li conserva per il suo archivio personale. Invece
questo regista dedicò troppo tempo alle prime fasi. Il tempo intanto
passava e riceveva pressioni dalla produzione. Morale finale: la
parte conclusiva degli storyboard era raffazzonata, disegnata in
grande fretta e furia, perché il tempo era scaduto e si doveva
assolutamente passare avanti. Stessa cosa con gli animatics, accurati
all'inizio e schifosi alla fine. Purtroppo non aveva visione
“generale” e si perdeva nel “particolare”.
Concentrate
la visione sull'impostazione“Generale”
e
non sul “Particolare”
Il
particolare è diabolico!
Vi
distrae, vi costringe a perdere il senso di insieme di quel che state
facendo. Sembra anche logico partire con qualcosa fatto al meglio ma
vi assicuro che non è così.
La
psiche umana cerca la perfezione, la bellezza, il giusto equilibrio
fra le parti. È normale. Ma questa tendenza può diventare lesiva in
un qualunque progetto di lavoro.
Se
abbiamo vari passaggi da fare in serie A-B-C-D-E-F perdere tempo su B
o su C, senza capire il progetto nel complesso, può minare tutto.
Il
“particolare” non è mai sazio di attenzioni, sembra sempre dirci
che vuole di più. Viole tutta la nostra attenzione, anzi la
pretende.
Non
assecondatelo! È lo sbaglio dei principianti!
I
veri professionisti sanno che la visione di insieme è quella che
tiene unito il progetto, quando ci si confronta con gli altri e si
imbastisce il tutto nelle sue linee generali.
Anche
in scultura è così: non si parte da un occhio o dalla bocca per
fare un viso, si sbozza prima tutta la figura generale, nel marmo o
nella creta, poi si scende nel particolare, fino a scolpire i
dettagli finali.
È
un concetto contro-intuitivo che è difficile da apprendere ma che è
indispensabile conoscere.
…
Passiamo
all'azione
Di
qualunque progetto vi stiate occupando ricordate sempre di fare
una scaletta dei passaggi fondamentali da svolgere. Sarà il
vostro script mentale, oltre che operativo.
Poi
cercate di darvi una tempistica precisa per ogni passaggio creando
delle date di riferimento precise.
Es.
questa cosa deve essere pronta per mercoledì, oppure fra due mesi.
Decidete voi in base alle vostre esigenze.
Chiunque
vi trattenga su di un passaggio per troppo tempo deve essere rimesso
in riga subito, perché la pipeline è sacra e va rispettata nei
tempi prestabiliti.
Ponete
sempre una deadline precisa (cioè la scadenza oltre la quale
il progetto DEVE essere consegnato a tutti i costi), solo così
potrete trovare la giusta motivazione per arrivare fino alla fine.
Solo
fissando una data precisa di consegna si ottengono i risultati e si
sprona il Team all'azione.
Deadline
definite e progetti complessi forniscono la giusta motivazione a
chiunque!
Solo
le sfide più impegnative mettono il moto il cervello al 100%.
La
motivazione si scatena sui “grossi” progetti, quelli
difficilissimi, non su quelli facili, ricordatelo bene.
Anche
il grande Steven
Spielberg girando il primo film di Indiana Jones comincio a “fare
il perfettino” con le scene, girandole e rigirandole, cercando
la perfetta inquadratura. Poi intervenne George Lucas, coproduttore
del film, che rimise in riga Spielberg, girando con estrema celerità
alcune scene in sua assenza. La lezione arrivò chiara e cristallina
e Spielberg capì che doveva pensare al quadro di insieme, girando le
scene al meglio e senza perdere tempo. Aveva ritrovato la strada
giusta con una bella tirata di orecchi. Un mediocre si sarebbe
offeso, Spielberg capì la lezione e fu con Lucas per altri tre film,
facendo di Indiana Jones un'icona cinematografica.
E
voi cosa farete adesso, vi concentrerete ancora su ogni piccola
minuzia, cercando la perfezione irraggiungibile, oppure cercherete il
quadro di insieme?
Amedeo
Formisano
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