A
volte capita di incontrare delle persone che hanno sviluppato un
elevato grado di distruttività, perché sono gelose, invidiose,
vedono il mondo come un campo di battaglia e la vita come una
guerra, in eterna competizione con gli altri, spesso partendo da
posizioni esistenziali del tipo: Io
non sono OK, Tu non sei OK. Nichilismo puro.
Sono
piene di “pregiudizi! su se stesse e sul mondo che le circonda e i
giudizi sono una delle attività più limitanti per il nostro
cervello.
Quando
chiediamo consigli a tali persone potremmo avere delle risposte vaghe
oppure giudizi al vetriolo che ci feriscono, che ci demotivano
profondamente.
Cominciamo
a “rivedere” le nostre idee e i nostri progetti, che non ci
appaiono più belli e scintillanti come prima e forse siamo tentati
anche dall'idea di mollare tutto.
Alla
fine ci sentiamo solo confusi.
Così
partono i consigli distruttivi:
“Non
ce la puoi fare se non credi veramente in quello che fai!”
Oppure
“non tutti hanno la stoffa giusta”, “ci vuole fortuna nelle
cose”, oppure ancora “è
impossibile realizzare quell'idea, ti sei montato la testa?”, “ma
non hai paura?”....etc.
Come
vedete sono frasi generiche che non contengono consigli utili per
migliorare o valutare un'idea.
Anche la prima (Non ce la
puoi fare se...), che sembra logica e legittima, non contiene
veramente dei contenuti validi per darci la giusta rotta.
Eppure queste frasi le
incontriamo spesso e sembrano leggerci dentro, ci feriscono
profondamente perché danno voce alle nostre insicurezze più
profonde.
Questo ci fa sentire nudi ed
esposti.
Eppure dobbiamo cominciare a
controllare meglio, parola per parola, cosa ci viene detto e chi ce
la dice. Solo così noi potremo capire se l'interlocutore ci sta
aiutando o sta invece minando la nostra autostima.
Un
consiglio costruttivo contiene sempre una soluzione,
un
nuovo punto di vista.
Per farlo dobbiamo analizzare la
struttura del consiglio, guardando se al suo interno vi sia una
soluzione applicabile, uno spunto, per quanto minimo, che possa
portarci verso una soluzione.
Dobbiamo
porre grande attenzione a chi chiediamo un consiglio.
Non deve essere un amico o un
parente, ma deve essere una persona qualificata che possa dare un
reale contributo specifico alla nostra idea/progetto.
Io non chiederei consigli sugli
oroscopi a Margherita
Hack!
…
Vi consiglio di ripensare
mentalmente alla “frase esatta” del consiglio offerto e di
controllare se esistano delle Generalizzazioni , delle
Nominalizzazioni o Cancellazioni (tre responsabili del
modellamento in PNL)*.
Vediamo nel dettaglio come.
- Generalizzazioni: se qualcuno vi dice “Ma questa cosa è impossibile, lo dicono tutti gli esperti!”, voi dovete chiedere all'interlocutore “Ma tutti chi?” Di quali esperti parli? Fammi i nomi!”. Infatti la parola“tutti” è una generalizzazione che non ci dice nulla. La parola “esperti” ci dice poco, sarebbe come dire “lo dice la “gente”. Sono due indici referenziali non specificati (esempi vari: ognuno, loro, questo, l'uomo, la gente, gli esperti) cioè non ci rivelano il vero soggetto che ci parla, che ci dovrebbe rivelare la realtà giusta. Lasciano il messaggio ad un livello generico, senza offrire soluzioni.
- Nominalizzazioni: quando si usano parole come “vita”, “tensione”, “libertà”, cioè quando dei “processi in atto” vengono presentati come “cose” (nomi) inconfutabili e irreversibili si hanno delle“nominalizzazioni”. Quando vi dicono “...ma in questo progetto le cose non vanno bene”, il “progetto” viene presentato come un qualcosa di definito, un macigno su cui non si può intervenire, invece un progetto è un “processo” su cui possiamo sempre intervenire e che possiamo modificare, come la “vita”, come la “libertà”.
- Cancellazioni: quando qualcuno vi dice: “ma tu non hai paura?” noi dovremmo chiedere subito “paura di cosa?” Di chi?. Infatti, nella frase è stato cancellato parte del senso, l'oggetto della presunta paura. Al livello inconscio queste sono frasi molto lesive perché siamo noi stessi ad attribuire dei significati che esse non hanno. Le nostre paure si potenziano tramite frasi del genere.Avere un certo timore alle soglie di un progetto importante è normale e serve per mantenere la soglia di vigilanza alta. È un'autodifesa creata dalla natura. Quando avvertiamo tali timori dobbiamo accettarli come parti naturali del processo, non come debolezze. Ci sono utili per trovare le soluzioni. Se una frase del genere ci destabilizza allora cerchiamo di scrivere su di un pezzo di carta le possibili risposte a questa frase incompleta:“io ho paura di.......”, oppure “io ho paura perché......” e cominciate a buttar giù tutte le cose che vi vengono in mente, nel minor tempo possibile, senza pensarci troppo.Alla fine raccogliete tali pensieri e cercate di rispondere alle prime tre motivazioni oneste e profonde, quelle che veramente vi scuotono l'interno e vi fanno star male. Cercando una risposta razionale capirete che spesso la paura ha una radice differente dal progetto, ma è ancorata nelle credenze individuali, nel “Copione” e nella nostra “Posizione Esistenziale”. È tutto nascosto nel nostro inconscio, ma queste frasi incomplete potranno fornire parecchi elementi di indagine.
I consigli spesso ci feriscono
perché mettono in evidenza le nostre illusioni oppure le nostre
ingenuità.
Ma
un consiglio costruttivo ha sempre qualche lezione da offrirci,
qualche spunto di riflessione. Sempre!
Se la nostra autostima è salda
ci riprenderemo velocemente anche dalle critiche più difficili,
purché esse contengano un indirizzo valido per la soluzione.
Ecco
perché dovremmo diventare spietati nella nostra mente e tagliare
tutto ciò che ci viene detto che non sia produttivo per il
conseguimento dell'obiettivo prefissato (sempre che esso sia
realmente fattibile, leggete il post Come
capire se un obiettivo o un progetto è realizzabile ).
Analizzando
bene il contenuto dei consigli ricevuti possiamo capirne la reale
validità, accettando le nostre debolezze e paure e andando al
nocciolo della questione, scovando ciò che di buono si nasconde in
essi.
Solo
così potremo aumentare la nostra efficienza, il senso del controllo
e la nostra autostima.
Amedeo
F.
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Ho sostituito volutamente uno dei tre universali (cioè
la Deformazione) con le Nominalizzazioni, un termine più specifico
che risulta utile, a mio avviso, in questa trattazione.
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