Leggendo
un post molto interessante di Roberto Re che si intitola “Quanto
hai sul tuo conto corrente emozionale?” c'è una dichiarazione
che mi lascia francamente perplesso.
Nel
post si parla di problemi nella comunicazione interpersonale e di
come si giunga a conflitti incredibili partendo magari da cose
banali, che tramite l'effetto valanga, si ingigantiscono creando una
situazione impossibile. Una piccola incomprensione, una parola o un
atteggiamento letto male (una lettura
del pensiero errata) porta a conclusioni che in realtà non sono
veritiere ne comprovate in alcun modo, portando allo scontro persone
che prima si trovavano i buoni rapporti.
La
conclusione di Roberto Re è lapidaria: se la comunicazione non è
efficace “La
colpa è sempre nostra!
”
In
realtà questa sentenza ci vuol far riflettere sulle nostre
responsabilità e spingerci ad una maggiore autoconsapevolezza nei
rapporti con gli altri. Se tu sei veramente preparato saprai
gestire chiunque, anche il pazzo isterico.
Apparentemente
è giusto, ma in realtà possiamo veramente assumerci la totale
responsabilità della corretta o scorretta comunicazione
interpersonale solo sulle nostre spalle? Nel dialogo non ci sono due
o più interlocutori? O la comunicazione è un fatto unilaterale?
No,
la comunicazione interpersonale non può essere assolutamente un
evento unilaterale, deriva da tante componenti e prevede la
necessaria presenza di due o più persone, dialoganti fra loro,
ognuna con il proprio vissuto e le proprie idee . Altrimenti avremmo
un video messaggio, in cui c'è un'altra forma di comunicazione, da
uno a molti, ma che non è assolutamente interpersonale.
Perché
una comunicazione sia veramente efficace ci vogliono almeno tre
fattori che sia allineino correttamente perché il messaggio possa
giungere a segno:
- Intelligenza sufficiente
- Autostima ben costruita
- Contesto favorevole
se
manca uno di questi tre elementi la comunicazione interpersonale si
blocca del tutto, prima o poi.
Diamo
sempre per scontato che chi ci sta difronte abbia la nostra stessa
intelligenza, ma non è così purtroppo. È un dato ovvio ma vero, su
cui non possiamo transigere. Ecco perché, quando la comunicazione
parte a freddo, non possiamo abbandonarci subito ad eccessive
“confidenze” ma dobbiamo prima capire come, la persona che ci sta
difronte, crea la sua mappa
del mondo e quali
canali di entrata e uscita predilige nella comunicazione. Ma
questo non basta, perché dobbiamo capire anche se le risposte
abbiano un senso logico e siano pertinenti al discorso. Sappiamo
tutti che una giusta preparazione non rende più intelligenti, basta
pensare a quanti cretini con una laurea conosciamo e il conto è
presto fatto.
Il
nozionismo non è conoscenza e non riflette intelligenza!
Anche
le battute di spirito vanno fatte con il contagocce, soprattutto
all'inizio del “rapport”, perché l'umorismo è un grande
rivelatore dell'indice d'intelligenza e se l'interlocutore ne è
sprovvisto bisogna stare attenti perché il “cretino occulto”
tende sempre ad essere mortalmente serio, senza un briciolo di humor.
Un'altra categoria di cretino, ma meno occulta, è quello che gioca
sempre su tutto, ma proprio su tutto, sempre, anche ad un funerale,
senza riuscire a contenersi e a capire il contesto. Quindi bisogna
fare attenzione. All'inizio bisogna ascoltare e capire il senso
logico del discorso, poi ci si arrischierà a qualche battuta, se la
persona si rivela intelligente e con humor.
L'autostima
è il basamento vero della personalità ben costruita. Essa riflette
tutte le idee pregresse e le convinzioni maturate nell'inconscio, con
i suoi Copioni
e le posizioni
esistenziali. Senza una corretta immagine di sé nascono errori,
incomprensioni, complotti immaginari orditi alle nostre spalle e
malevolenze che ci portano a conclusioni errate su noi stessi e su
gli altri.
Attenti
alle definizioni!
Se
per noi la società “è tutta corrotta” e il mondo “è pieno di
opportunisti” allora ci presenteremo difronte a qualunque rapporto
interpersonale come se andassimo in guerra, bardati di una
scintillante armatura pronti a combattere per dimostrare la
fondatezza delle nostre sole idee e non quelle degli altri. Sono
forme di mappe mentali che distruggono il nostro vivere sociale.
Bisognerebbe guardare al mondo come “un universo di possibilità
e sorprese continue” piuttosto che vederlo come un'arena da
combattimento. Le
definizioni sono cose potenti e vanno gestite con cautela,
altrimenti ci divorano.
Anche
il contesto in cui nasce la comunicazione interpersonale è
fondamentale. Se abbiamo bisogno di un aumento e siamo i pupilli del
capo, ma questi ha subito un lutto, oppure gli hanno rubato la
macchina, forse bisogna aspettare il momento opportuno per chiedergli
l'aumento desiderato, non possiamo pressarlo subito con le nostre
richieste. Può sembrare ovvio ma molte persone non riescono a capire
quando si crea il momento opportuno oppure no, perché sono
pessimi osservatori, mancano assolutamente di “empatia”,
non sanno leggere bene le espressioni facciali o il linguaggio
corporeo, non sanno respirare l'atmosfera che gira al momento.
Pensiamo a quanti manager non sanno leggere le espressioni e gli
stati d'animo dei dipendenti, sparano sentenze e mettono in crisi le
persone senza capire nulla degli stati emotivi dei collaboratori. Poi
si domandano il perché dell'ostracismo che ricevono in cambio. Se
sviluppassero maggiore empatia per i problemi altrui questo forse non
succederebbe. La stessa cosa vale per i dipendenti verso i loro
manager.
La
presenza di obiettivi comuni, chiari e condivisi, favorisce
sicuramente una buona intesa, ma dipende sempre dal contesto.
E
i valori individuali, le credenze, i bisogni che ognuno presenta non
influiscono in modo essenziale nella comunicazione? Certamente sono
importanti, potremmo inserirli nella voce autostima, ma sono
difficilmente individuabili nelle menti altrui. Possiamo lavorare con
efficacia su noi stessi, ma non possiamo raggiungere la stessa
competenza nelle motivazioni degli altri, per questo non le ho
inserite nella triade di base. Spesso neanche un marito conosce bene
il valori e i bisogni della moglie, dopo vent'anni di matrimonio,
figuriamoci se possiamo conoscere le motivazioni profonde e le
credenze dei nostri clienti o collaboratori. Dobbiamo concentrarci
esclusivamente su “cosa” viene detto e “come”, senza cercare
di fare lettura
del pensiero, una cosa sbagliatissima nel 99% dei casi.
Quindi,
come abbiamo visto, la responsabilità di una corretta
comunicazione interpersonale non può dipendere esclusivamente da
noi, perché non possiamo governare tutte le regole del gioco.
Però possiamo avere la sufficiente preparazione per gestire anche
una comunicazione difficile, che tenda e degenerare, e possiamo
interromperla al momento giusto, senza creare ulteriori mostri.
Ecco
la nostra possibilità maggiore: interrompere una comunicazione
inefficace e dirigerla verso altre mete.
In
fondo alla questione c'è la filosofia di base di molta formazione
personale che tende (a volte) ad esasperare i contenuti: Tutto
dipende da te! Quindi hai il controllo assoluto sul tuo destino. Non
dimentichiamo che il blog di Re esiste per far conoscere corsi ed
eventi in realizzazione, quindi ha un legittimo contesto commerciale
ed è normale che sia così. Bisogna spingere il lettore verso
l'acquisto dei vari materiali formativi offerti.
Lo
farei anche io, sia chiaro!
In
libreria ci sono due libri che sembrano incarnare il grande
dibattito, con le due filosofie contrapposte:
“Dipende da te. Come fare le scelte giuste e costruirti una vita felice” di Rando Kim
“Non dipende da te. Affidati alla vita. Così realizzi i tuoi desideri” di Raffaele Morelli.Chi avrà ragione fra i due? Siamo realmente responsabili di tutto quello che ci succede oppure dovremmo capire che anche abbandonandoci alla vita e accettandola con maggiore semplicità (non con passività) forse potremmo scovare le giuste soluzioni?
Io proporrei una soluzione di mezzo: tutto dipende da noi se sappiamo “come e in che modo”, sapendo assecondare la corrente, senza opporsi ad essa.
Solo
così potremo capire come affrontare le sfide che ci pone la vita e
risolvere i nostri rapporti interpersonali in modo efficace, capendo
con umiltà che non possiamo fare tutto, ma possiamo comunque fare
molto, molto di può di quello che abbiamo fatto fino ad adesso!
Rimbocchiamoci
le maniche con umiltà e diverremo irresistibili.
A.F.
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