Le
considerazioni che andremo a fare sono particolarmente utili per
tutti coloro che devono insegnare, o presentare
qualcosa al pubblico, creare una presentazione efficace,
occuparsi di public speaking.
Dal
punto di vista puramente puramente neurologico sembra che nella
nostra testa si nasconda un bel frullatore, che accoglie tutto ciò
che vede, sminuzza le informazioni e poi le fissi sulla corteccia
cerebrale in modo apparentemente caotico e non localizzato. Mi spiego
meglio.
I
nostri 5 sensi, (ma saranno veramente 5? per i cinesi sono 6,
includendo anche il pensiero), assorbono tonnellate di informazioni
ogni micro secondo. Qualunque sistema andrebbe in tilt per
sovraccarico eppure questo non succede con il cervello umano perché
un filtro permette solo alle informazioni rilevanti di raggiungere la
soglia della nostra attenzione.
Questo
filtro è localizzato nel S.A.R. (sistema attivante reticolare), una
parte del cervello preposta a filtrare, nello stato di veglia, ciò
che ci interessa da ciò che non è vitale per noi. Una volta che le
informazioni hanno passato il filtro esse vengono sminuzzate nelle
varie aree del cervello preposte ad accoglierle e capirle. John
Medina, autorevole neurologo, ci rivela che guardando
un'immagine, il nostro cervello la spezzetta in una miriade di aree
differenti, alcune preposte per le strutture verticali, altre per le
linee orizzontali, altre per i colori. Ogni informazione viene
finemente sminuzzata in tante piccole parti digeribili per le tante
sezioni che costituiscono il cervello. I neurologi hanno scoperto
queste cose osservando le lesioni di migliaia di pazienti affetti da
vari disturbi incredibili. Solo così hanno capito che la coscienza
può continuare a generare una vita normale anche quando una lesione
preclude una funzione specifica.
Per
esempio, il lobo parietale destro è preposto al senso della forma
artistica e quando vi è una lesione in un adulto (un ictus) il senso
artistico scompare, anche se rimane intatta la capacità di
disegnare, ma le opere diventano tecnicamente fredde e insipienti
(tratto da Vilayanur
Ramachandran).
Una
volta che le informazioni sono sminuzzate si vanno a fissare in modo
caotico sulla corteccia cerebrale grazie alle emozioni provate. Non
esiste quindi un luogo specifico per la memoria, ma essa è
distribuita su tutta la corteccia. Il ricordo di un evento viene
immagazzinato nelle stesse aree del cervello che hanno percepito
l'evento. Una forte emozione, un'immagine inattesa, un colore, una
frase particolare che ci colpisce sono tutti fattori che permettono
alla memoria di collegare l'emozione dell'evento al ricordo. Se
all'inizio di una presentazione riusciamo a creare un qualcosa di
strano ma “emotivo” abbiamo più probabilità che la nostra
performance vada a segno e venga ricordata più a lungo. Invece
un'esposizione sempre piatta, poco emotiva, fa perdere subito
interesse e agevola la rimozione a breve termine dei ricordi. Secondo
Medina, in un film, il pubblico va agganciato già nei primi tre
minuti di proiezione e gli esperti di public speaking affermano che
l'attenzione va agganciata nei primi 30 secondi.
Chi
si occupa di insegnamento dovrebbe sempre tenere presente che
all'inizio di una lezione di 50 minuti, solo i primi 10 sono quelli
veramente produttivi. Il concetto andrebbe prima esposto per
linee generali, poiché il cervello elabora il senso complessivo
prima dei singoli dettagli. Andrebbe fatta, prima dell'esposizione,
una scaletta degli argomenti da affrontare, il progetto della
lezione. Poi si dovrebbe cominciare nei primi 10 minuti ad affrontare
l'argomento. Al termine si dovrebbero passare gli altri 40 minuti
affrontando qualche racconto o esperienza che fissino e convalidino
nella memoria a breve termine i concetti esposti nei primi 10 minuti.
L'uso del racconto, della metafora e dei miti possono essere
strumenti eccellenti per fissare i concetti, parlando a parti
profonde della psiche e coinvolgendo tutta la mente dell'ascoltatore,
soprattutto la parte emotiva che riesce a fissare i ricordi. Ancora
una volta non è la volontà a fissare i concetti ma le emozioni. In
un incontro promozionale il pubblico non ricorda le cose dette,
almeno non tutte, ma ricorda come si è sentito, lo stato di
interesse e di benessere provato durante la presentazione. È uno dei
punti salienti della comunicazione efficace e della persuasione.
Tutto parte dalla memoria e dalla nostra conoscenza che abbiamo di
essa. Oggi si parla di “neuro-marketing” non a caso.
A.F.
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