C'è
una domanda su Yahoo
Answers che mi ha colpito molto. Una ragazza scrive:
Perchè
non riesco a dire "Ti voglio bene" ai miei genitori, ma
soprattutto a mio Papà?. Mia mamma me lo dice sempre e io rispondo:
se anch'io. Ma non ho mai fatto il primo passo per dirle: ti voglio
bene.
Mentre mio papà non me l'ha mai detto, salvo casi eccezionali in cui entrambi piangevamo ecc. Io vorrei davvero diglielo con tutto il mio cuore ma sento un blocco dentro e tanta timidezza. Vorrei che fosse lui a dirmelo.
Vorrei raccontarvi un episodio che non riesco a cancellare dalla mia mente. Ero andata in vacanza a Diano Marina nella casa del mio fidanzato e mio padre mi sarebbe venuta a prendere una domenica. Di solito io porto sempre un souvenir ai miei genitori, a mio papà una maglietta e mia mamma cose di cucina. Questa volta però non sono riuscita a prendergli una maglia perché ogni volta che ero andata anche in passato ne avevo presa uno o più e avevo finito i tipi di maglia che potevo prendergli, cosi mentre stava arrivando per prendermi mi sono fermata davanti a un fiorista e ho comprato una rosa rossa cercando quella più bella. Sono uscita contentissima e mi ero già immaginata la scena in cui lui mi abbracciava e magari piangeva ( i miei genitori si sono separati per cui lo vedevo raramente perché vivo con mia madre). appena arrivato nascondo la rosa dietro la schiena e lui dice: cos'hai li? e io: un regalo. Faccio vedere la rosa, gliela porgo e lui ridendo; che schifo lo sai che non mi piacciono i fiori. Io mi sentì sbriciolare il cuore in mille pezzetti, sarei voluta cader per terra a piangere, il dolore che sentivo era mascherato da una finta risata accompagnata da una frase: eh oh non sapevo che prendere le maglie erano finite. Salita in macchina lui dice: vabbè la do a M*** (la sua compagna) e faccio finta di avergliela regalata io. Io: no piuttosto la brucio e lui si mise a ridere. Arrivati sotto casa mi fa scendere, mi prendo la rosa e me la porto in casa mia e lui non ha neanche detto: perché la prendi? lasciala qui. Niente. Da quel giorno non riesco a togliermi dalla testa questa scena non capisco perché. Mi viene solo da piangere e basta
Mentre mio papà non me l'ha mai detto, salvo casi eccezionali in cui entrambi piangevamo ecc. Io vorrei davvero diglielo con tutto il mio cuore ma sento un blocco dentro e tanta timidezza. Vorrei che fosse lui a dirmelo.
Vorrei raccontarvi un episodio che non riesco a cancellare dalla mia mente. Ero andata in vacanza a Diano Marina nella casa del mio fidanzato e mio padre mi sarebbe venuta a prendere una domenica. Di solito io porto sempre un souvenir ai miei genitori, a mio papà una maglietta e mia mamma cose di cucina. Questa volta però non sono riuscita a prendergli una maglia perché ogni volta che ero andata anche in passato ne avevo presa uno o più e avevo finito i tipi di maglia che potevo prendergli, cosi mentre stava arrivando per prendermi mi sono fermata davanti a un fiorista e ho comprato una rosa rossa cercando quella più bella. Sono uscita contentissima e mi ero già immaginata la scena in cui lui mi abbracciava e magari piangeva ( i miei genitori si sono separati per cui lo vedevo raramente perché vivo con mia madre). appena arrivato nascondo la rosa dietro la schiena e lui dice: cos'hai li? e io: un regalo. Faccio vedere la rosa, gliela porgo e lui ridendo; che schifo lo sai che non mi piacciono i fiori. Io mi sentì sbriciolare il cuore in mille pezzetti, sarei voluta cader per terra a piangere, il dolore che sentivo era mascherato da una finta risata accompagnata da una frase: eh oh non sapevo che prendere le maglie erano finite. Salita in macchina lui dice: vabbè la do a M*** (la sua compagna) e faccio finta di avergliela regalata io. Io: no piuttosto la brucio e lui si mise a ridere. Arrivati sotto casa mi fa scendere, mi prendo la rosa e me la porto in casa mia e lui non ha neanche detto: perché la prendi? lasciala qui. Niente. Da quel giorno non riesco a togliermi dalla testa questa scena non capisco perché. Mi viene solo da piangere e basta
È
chiaro che ci sarebbe rimasto male chiunque. Se regali una rosa a
qualcuno e l'altro risponde “che schifo lo sai che non mi piacciono
i fiori” uno ha il diritto di dispiacersi.
Le
persone non si comportano mai come noi vorremmo. Noi spesso abbiamo
un'idea preconcetta di cosa sia l'amore, l'affetto, che tutto debba
assolutamente andare come noi vogliamo. E invece la vita ci ricorda
che le regole non le facciamo noi e che le persone si ostinano a
comportarsi come “loro” vogliono. Probabilmente suo padre non
intendeva offenderla, non ha assolutamente capito la profondità del
suo gesto. Non sembra essere un sentimentale ma sicuramente a modo
suo le vuole un gran bene.
Il
problema è proprio questo, lui le vuole bene a modo suo!
Molti uomini sono come incapaci di affrontare i propri sentimenti e
non sanno esternarli. Forse pensano di mostrarsi deboli. Ma con i
propri figli la cosa non dovrebbe accadere. Ora cosa dovremmo fare?
Dovremmo forse accettare quel carattere così com'è senza lagnarci,
con atteggiamento Zen e rassegnazione, perdonando e aspettando che
gli cresca nella zucca un poco di sensibilità? Assolutamente no!
Accettare
le persone così come sono non significa accettare tutto supinamente.
Consiglierei a questa ragazza una bella discussione animata per
telefono con suo padre. Dirgli tutto quello che lei ha provato, i
suoi sentimenti. È una cosa che va fatta con fermezza, perché la
ragazza ha i suoi“diritti” e deve farli rispettare.
Non
bisogna far crescere queste situazioni andando per le lunghe ma
bisogna affrontarle subito, anche a costo di una piccola lite. Noi
fuggiamo sempre lo scontro, pensando che una vita buona sia una vita
pacifica. Invece i rapporti migliori spesso passano per la
conflittualità.
Se
non c'è confronto non c'è condivisione di idee e sentimenti e
allora come possiamo capire gli altri e pretendere di essere
compresi? Anche in ambito lavorativo è meglio uno scontro diretto e
chiarificatore, immediato e contestualizzato all'evento, piuttosto
del voler mediare, pacificare, cercare la via morbida, dimenticare,
perché significa ingoiare tante cose che diventano con il tempo dei
mostri, degli stati d'animo “parassiti” che si insediano dentro
di noi, togliendoci la gioia di vivere.
Solo
con un chiarimento immediato permettiamo alla verità oggettiva di
emergere e ci rendiamo conto che abbiamo sempre la possibilità di
intervenire nella vita, che non esiste un destino granitico
immutabile, perché noi stessi mutiamo ogni giorno. Siamo parte di un
processo che possiamo cambiare.
A.F.
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