In
questo post giungeremo al cuore della PNL e scopriremo concetti
fondamentali come le “mappe”, il “Metamodello”, “le
ancore”.
La
creazione del Metamodello è stato il primo passo, nella formulazione
della Programmazione Neurolinguistica di Bandler
e Grinder
negli anni settanta del novecento.
Potremmo
definire schematicamente il Metamodello come una serie di domande
scaturite da alcune situazioni linguistiche, che portano il terapeuta
a capire e aiutare il paziente a trovare nuove soluzioni ai propri
problemi.
Il
cliente spesso avverte di non avere scappatoie nella vita, di non
avere più scelte, creando un modello mentale chiuso del mondo, con
una prospettiva estremamente limitata. Il terapeuta deve sostituire
tale modello “perdente” con uno più costruttivo, “vincente”,
che permetta di allargare questa visione e fornisca più scelte e
soluzioni al cliente. Quindi sovrappone un modello su un modello,
cioè sovrappone un “Metamodello”.
Ci
sono due parole, “terapeuta” e “paziente”, che vanno chiarite
subito.
Fin
dall'inizio del blog ho precisato che l'esperto di PNL non è detto
che sia uno psicologo. Non è abilitato alla cura dei pazienti
(depressione, anoressia, schizofrenia ossessiva) ne può fare
terapia. In Italia solo i terapeuti qualificati (medici, psicologi,
psichiatri, neurologi) possono intervenire nella cura dei disturbi
della mente. La PNL non nacque come sostituzione alla psicologia, ma
nacque per capire come le varie branche della psicologia riuscissero
ad ottenere grandi risultati terapeutici.
Bandler
e Grinder si domandarono come psicologi del calibro di Fritz
Perls (creatore della Psicoterapia Gestalt) e Virginia
Satir (terapista familiare) riuscissero a produrre un cambiamento
positivo e rapido nei loro pazienti.
Da
questa semplice domanda nacque il Metamodello, una tecnica che può
affiancare e impreziosire la psicologia classica, ma
non può assolutamente sostituirla.
Poi, nel corso degli anni, la PNL si è evoluta in varie forme di
Coaching sportivo e motivazionale, con grandi maestri come Robert
Dilts, Sir
John Whitmore, Anthony
Robbins.
Bandler
e Grinder scoprirono che, un elemento comune a tutti i pazienti
affetti da qualche turba psichica, consisteva nel fatto che la
visione del loro mondo era incompleta, chiusa, priva di possibili
sbocchi e soluzioni.
Dalla
mancanza di possibili soluzioni nasce la disperazione.
La
creazione di questa visione incompleta del mondo si chiama
“modellamento”.
Partiamo
dalla rivelazione fondamentale che ognuno di noi non percepisce la
realtà direttamente, ma la filtra almeno attraverso 3 strati
(Robert
Dilts).
Percepiamo
il mondo con i nostri sensi (primo strato: sistema
rappresentazionale), il che ci porta a creare delle cosiddette
mappe, che costituiscono l'interpretazione degli eventi
presenti, passati e futuri. Esse si costruiscono attraverso
l'insegnamento, le convinzioni, tutte le cose che abbiamo imparato,
con schematizzazioni e generalizzazioni, schedando tutte le
esperienze e memorizzandole in quel processo incredibile e caotico
che noi chiamiamo “vita”. Ogni volta che ci capita qualcosa, la
mente torna a fare riferimento alle mappe, per capire il valore
dell'esperienza in atto. Le mappe sono necessarie, ma possono
distorcere la realtà percepita (ecco perché la PNL si definisce “la
struttura della realtà soggettiva”), la riassumono ma non possono
definirla. Da questo proviene il motto: la mappa non è il
territorio.
Inoltre
creiamo mappe delle mappe, modelli di modelli, proprio perché
non possiamo fare a meno di semplificare/generalizzare/schedare.
Creando modelli di rappresentazione di altri modelli noi costruiamo
un metamodello (secondo strato, da non confondersi con la
serie di domande precise che scaturiscono dalla tecnica del
Metamodello).
Le
parole in fondo sono “ancore”, cioè sistemi per
richiamare alla memoria un'esperienza vissuta. Le parole stesse
diventano mappe, per le nostre mappe interne, potremmo definirle
mappe al cubo (terzo strato). Quindi tra noi e la realtà si
frappongono i sensi, che creano mappe/modelli (strato 1), il cervello
crea mappe e modelli delle mappe (strato 2), le parole costituiscono
mappatura delle mappe, costruite sulle prime e derivanti dalla nostra
esperienza sensoriale (strato 3).
Dopo
tutto, anche il Buddismo afferma da secoli che l'uomo è avvolto da
un'illusione (il Velo
di Maya), che lo separa dall'illuminazione, visto che la vita è
percepita come un sogno. Questo velamento, questa incapacità di
accedere alla conoscenza della realtà, impedisce ad ognuno di
rompere il Samsara, il ciclo perenne di morte e rinascita, e di
acquistare la vera liberazione.
Ecco
perché la filosofia Buddista è stata la prima forma di psicologia
conosciuta, attuale ancora oggi.
Ora
che abbiamo chiarito che cosa sia la mappa (il nostro modello
mentale del mondo) possiamo ritornare al “modellamento” vero e
proprio, cioè come nascono le mappe che tutti noi creiamo
giorno dopo giorno.
Ecco
i tre “universali del modellamento umano” (tratto da “La
struttura della Magia”):
Generalizzazioni
Cancellazioni
Distorsioni
Sono
essi che creano il modello di mondo chiuso e incompleto del paziente,
a cui si sovrappone la visione più larga e salvifica del terapeuta,
che sovrappone il proprio modello curativo e vincente a quello del
paziente.
Durante
la psicoterapia, lo psicologo si accorge che nel dialogo alcune frasi
hanno poco senso, sono vaghe, non definiscono il problema. In alcune
emerge una generalizzazione, in cui un'esperienza singolare
tende a diventare una legge universale. Per esempio il paziente
potrebbe arrivare alla convinzione di non dover esprimere i propri
sentimenti, mai, in nessun caso. Magari gli è successo qualcosa in
passato che abbia creato questa idea, ma non si rende conto che un
singolo evento non deve sclerotizzarsi in una legge assoluta. Oppure,
nel dialogo mancano parti significative, ci sono cancellazioni,
che nascondono parti della vita del paziente. Per esempio, non riesce
a capire i messaggi di affetto che riceve dagli altri, li cancella
come se non esistessero. In altri casi la fantasia del cliente opera
una deformazione della realtà, creando situazioni
immaginarie, vedendo complotti inesistenti, svalutando le proprie
capacità e quelle altrui in modo arbitrario.
In
realtà questi concetti erano già stati studiati in altre forme
terapeutiche.
Cerchiamo
di capire meglio come possano nascere questi tre universali.
L'Analisi
Transazionale ci può venire in aiuto.
Abbiamo
già affrontato il meccanismo del Copione,
per cui se un bambino riceve un messaggio genitoriale che lo ferisce
e nega un soddisfacimento di un bisogno, il piccolo avverte uno stato
emotivo negativo, crea una chiusura cognitiva per non soffrire e
prende la decisione che porta alla formazione del Copione.
Praticamente il genitore non preparato, difronte a qualche
comportamento del figlio che lo pone in disagio, comincia ad
apostrofarlo con “non devi essere così disordinato”, “non devi
essere così sporco”, “non devi essere così rompiscatole”, non
devi essere così opprimente”. Insomma crea un'Ingiunzione,
che assume la forma:
“non
essere x”. L'Ingiunzione porta il disagio nel piccolo, che si
trasforma in: non sarò più rompiscatole e non chiederò più
affetto, così non soffrirò!
Il genitore non si rende conto di questo, perché non ha coscienza dell'impatto del linguaggio sulla psiche del figlio. Anche il genitore è fragile ed impreparato a gestire la prole. L'Ingiunzione può anche essere creata dal piccolo stesso, per una scorretta interpretazione degli eventi. In più esistono tutta una serie di Permessi che un bambino riceve fin dall'infanzia, come il permesso ad esistere ( pensate cosa può provare un figlio non voluto che avverte odio solo per il fatto di esistere), il permesso di avere dei sentimenti, il permesso di pensare, di essere sano, di stare vicino agli altri etc.. Ogni permesso mancato può generare un'Ingiunzione e portare alla creazione di un Copione. Questo sicuramente si tradurrà in tutta una serie di Generalizzazioni, Cancellazioni e Deformazioni che lo porteranno in breve ad uno stato patologico, alla creazione della sua mappa del mondo.
Il genitore non si rende conto di questo, perché non ha coscienza dell'impatto del linguaggio sulla psiche del figlio. Anche il genitore è fragile ed impreparato a gestire la prole. L'Ingiunzione può anche essere creata dal piccolo stesso, per una scorretta interpretazione degli eventi. In più esistono tutta una serie di Permessi che un bambino riceve fin dall'infanzia, come il permesso ad esistere ( pensate cosa può provare un figlio non voluto che avverte odio solo per il fatto di esistere), il permesso di avere dei sentimenti, il permesso di pensare, di essere sano, di stare vicino agli altri etc.. Ogni permesso mancato può generare un'Ingiunzione e portare alla creazione di un Copione. Questo sicuramente si tradurrà in tutta una serie di Generalizzazioni, Cancellazioni e Deformazioni che lo porteranno in breve ad uno stato patologico, alla creazione della sua mappa del mondo.
Possiamo
osservare i nostri pensieri e le nostre espressioni più comuni,
individuando le lacune del linguaggio più frequenti. In questo modo
potremo arricchire la nostra vita di nuovi significati, scoprendo che
le soluzioni sono a portata di mano se sappiamo aprire i cassetti
giusti del nostro cervello, se riusciamo a trovare il coraggio di
svoltare l'angolo, anche se l'angolo sembra inesistente.
Ricordate:
la persona “vincente” trova sempre la soluzione giusta, e se
non esiste l'inventa!
A.F
Post correlati:
Nessun commento :
Posta un commento