Vi
voglio presentare due storie interessanti, che parlano di due grandi
talenti, colpiti da un blocco nel lavoro, come se l'energia creativa
si fosse spenta o inaridita. Due storie di crisi e di rinascita
interiore, dal profondo dell'inconscio.
Il
grande compositore
Sergej
Rachmaninov cominciò a comporre la sua “Prima Sinfonia” nel
1895. Gli ci vollero otto mesi per concluderla e passarono diciotto
mesi prima di poterla presentare pubblicamente a San Pietroburgo. La
rappresentazione non ebbe il favore del pubblico. Per il giovane
compositore fu un fallimento clamoroso.
Attenzione,
il fallimento è solo una tappa della crescita, gli errori ci sono
utili, grazie ad essi possiamo imparare ad evolverci nel modo giusto,
quindi non dobbiamo avere paura di sbagliare. L'accettazione
dell'errore è parte fondamentale della crescita personale.
Rachmaninov non lo sapeva. Non seppe dirsi: ok, cos'è che non ha funzionato? Come posso fare per migliorare? Compongo per gli altri o per me stesso? Questa domanda è fondamentale per trovare la giusta motivazione. Quello che sto facendo è in linea con i miei valori individuali?
Non
sapendo quali domande porsi, il morale dell'artista era a terra, con
l'autostima a zero.
La
carriera di concertista continuò, ma la composizione di nuove
musiche gli era preclusa. Anche l'incontro con il grande scrittore
Tolstoj
non sembrò riscuoterlo.La situazione cominciò a migliorare in seguito all'incontro con un ipnoterapista, Nikolaj Dal', che riuscì, tra ipnosi o più probabilmente un po' di sano buon senso, a sbloccare le paure inconsce di Rachmaninov, riportandolo alla sua vera essenza, cioè l'essere un compositore.
Nikolaj
Dal' gli fece da Coach, ben prima dello sviluppo del Coaching da
parte di Tim Gallwey e John Whitmore (l'Inner game), negli anni
settanta del novecento.
Dopo
quest'incontro illuminante venne composta l'opera più famosa di
Rachmaninov, “Il secondo concerto per pianoforte ed orchestra”.
Una composizione così conosciuta da essere inserita anche in un film
di Marilyn
Monroe che si intitola “Quando
la moglie è in vacanza” (1955, commedia di Billy Wilder).
Anche il film è, stranamente, una storia motivazionale. Parla di un
uomo che, dopo aver spedito la moglie in vacanza, è costretto a
restare in città a lavorare. La sua pace viene scombussolata
dall'avvenente vicina (Marilyn) che lo mette involontariamente in
tentazione. Il pover'uomo si sente spaccato a metà, fra l'essere
fedele alla moglie e vivere un'avventura esaltante con la bellissima
vicina. Nello sviluppo del film escono fuori tutte le sue fantasie
(fin troppe) e le sue paure, impegnandosi in un maldestro
corteggiamento.Lo scontro fra la realtà e l'immaginazione arriva inevitabile, ma il film finisce bene, perché Marilyn fa capire al povero marito sperduto che, per sedurre una bella ragazza non servono sempre titoli e muscoli, ma basta essere se stessi. Lui non deve cambiare, essere migliore, ma solo accettarsi per quello che è. Alla fine della storia, l'uomo resta fedele alla moglie perché ha capito cosa e chi fosse realmente importante per lui (i suoi veri valori individuali). La bella vicina ha assolto il suo compito, sbloccare il potenziale di quell'uomo, dandogli fiducia, facendogli capire che la soluzione è “qui e ora”, dentro noi stessi. Detto fra noi, se esistesse in Italia un'esperta di Coaching come Marilyn Monroe, anche Roberto Re vi ricorrerebbe alla svelta!
Adesso
passiamo alla seconda storia, volando dalla Russia all'America.
Lo
scrittore Michael
Crichton, autore di bestsellers internazionali come Jurassic Park
e Sol Levante, in un suo affascinante libro (Viaggi),
descrisse un'esperienza “paranormale” molto strana. Nel 1984
conobbe un medium di nome Gary a Los Angeles. Gary lavorava così:
quando cadeva in trance affermava di accedere a qualcosa che si
chiamava “Archivio
Akaschico”, un luogo in cui sarebbero archiviate tutte le
parole e le azioni di ogni essere umano, del presente e del passato.
Lo sappiamo che esistono parecchi cialtroni che affermano di poter
fare cose simili, ma adesso non ci interessano le idee di Gary, ma
come
lo scrittore avvertì questa esperienza.La seduta tipo di Gary cominciava con estrema semplicità. Si sdraiava sul divano e scivolava in una trance leggera. In questo stato, se interrogato, poteva dire vita morte e miracoli di chiunque. Crichton, fortemente incuriosito, decise di imparare questa tecnica e di fare da canale con l'Archivio Akaschico. All'epoca aveva alcuni problemi, non riusciva a trovare casa e aveva difficoltà nella revisione dei suoi scritti. Decise di porre domande a se stesso in trance, con l'aiuto del medium.
Crichton
scrisse di avvertire, durante l'esperienza, il suo Io spinto lontano
dal centro, come un'entità superficiale, mentre al centro del corpo
c'era una nuova consapevolezza senza nome, senza materia né passato,
emozioni o interessi.
Era
una “nuda consapevolezza”, molto sicura di quello che affermava.
Tale entità parlò suggerendo i veri motivi che bloccavano lo
scrittore.
Non
riusciva a trovare casa perché si sentiva come una macchina senza
benzina, siccome non credeva di poter far meglio e questo lo limitava
fortemente (quante volte, ognuno di noi si è sentito così?).
Anche nella scrittura era pieno
di ansia, con la paura che qualsiasi rivelazione potesse ritorcersi
contro di lui. Questa cosa derivava dalla sua infanzia, anche se poi
non si era ripresentata in età adulta.
La
cosa strana è che l'entità sembrava descrivere la formazione di un
Copione,
che poi non aveva avuto conferma in seguito, quindi poteva essere
interrotto.
Aggiunse
che il lavoro ossessivo di revisione e riscrittura era una cosa
inutile. Doveva concentrarsi solo sull'essenziale.
Al
risveglio, lo scrittore ricordava poco o nulla e gli fu riferito
tutto il dialogo in trance.
Da
dove pensate che siano uscite quelle risposte? Naturalmente dal suo
inconscio.
Era già tutto lì.
Qualcosa
dentro di noi sembra saperla lunga, molto più della nostra parte
cosciente. Quando ci manda un blocco, un disturbo, è come se volesse
dirci: ehi cretino, che stai combinando? È veramente questo che
vuoi?
Quando
la nostra ragione entra in conflitto con questa parte misteriosa,
appaiono i problemi, le demotivazioni, i dubbi.
Dentro
di noi esistono già tutte le risposte e, a volte, basta una frase di
incoraggiamento, anche un gesto minimo, per scoprire nel prossimo e
in noi stessi un possibile aiuto.
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