Quando
ci si accosta per la prima volta alla teoria dei Giochi
ci si domanda sempre: ma è possibile che i nostri comportamenti
siano così prevedibili?
La
mente singola è altamente imprevedibile, ma i rapporti tra due o più
persone possono essere inquadrati meglio in una teoria. Sono più
ripetitivi e standardizzati di quel che sembra. Ecco perché gli
studi sulla comunicazione efficace risultano validi.
Qualunque
problema o difetto abbiamo, non siamo certo i soli ad averlo.
Ricordiamo sempre che: nei nostri difetti non siamo soli, già
altri hanno sperimentato e risolto il nostro problema.
Adesso
facciamo un esempio informatico di Gioco.
Anna
chiede a Carlo di aiutarla ad aggiustare il proprio PC.
Tutto
parte dalla svalutazione di Anna “io non sono brava con il PC,
nessuno è bravo con il PC”(in tanti hanno provato a ripararlo ma
non ci sono riusciti): posizione esistenziale possibile ipotetica: io
non sono ok, tu non sei ok.
Dobbiamo
precisare fin dall'inizio che il PC in questione è un vero catorcio
irreparabile.
La
formula G:
G+A=
R>Sc>X>Tc
Gancio:
Anna dice: “ Mi puoi
aggiustare il PC? Io non ci capisco nulla”. La domanda apparente è
da Adulto
ad Adulto (transazione A-A), ma la componente psicologica è da
Bambino a Genitore (B-G), perché chiede di essere accudita.
Anello:
Carlo risponde: “vedrai che è
facile, ti consiglio io”. Anche questa frase sembra da Adulto ad
Adulto (A-A), ma invece è una transazione da Genitore a Bambino
(G-B), offre paternamente il suo aiuto.
Risposta:
Anna, con i consigli di Carlo, non riesce a sistemare il PC (per
problemi oggettivi). Carlo dice “Dovresti ad esempio cambiare
questa scheda video (la ragione tecnica ipotizzatela voi). Il
consiglio magari è fattibile per Carlo, ma non per Anna, che si
sente sempre più sconsolata, di fronte ad un problema che forse
potrebbe risolvere, ma che effettivamente non vuole
risolvere, perché lo scopo del
Gioco è quello di riconfermare il suo Copione, non quello di
aggiustare il problema contingente.
Quanti
di noi potrebbero affrontare situazioni tecnicamente difficili se
solo ci impegnassimo, credendo in noi stessi? Penso molti, ma la
paura per l'insuccesso o la semplice pigrizia ci bloccano.
Scambio:
Anna spara caustica la sua sentenza “Molti hanno detto di riuscirci
ma hanno fallito” (messaggio psicologico: le tue capacità sono
assolutamente inutili). Avviene il colpo di scena con il ribaltamento
degli stati dell'Io. Ora è passata dall'Io Bambino che la
caratterizzava, all'Io Genitore, rimproverando Carlo, che in fondo è
innocente.
X:
il povero Carlo, che ha cercato
di aggiustare il PC, si sente confuso. Le sue capacità messe in
discussione potrebbero confermare un suo copione fallimentare. Entra
momentaneamente nella posizione Io non sono Ok, Tu sei OK. È lui a
sentirsi adesso incapace.
Tc:
stato d'animo negativo per
entrambi. Anna in fondo è contenta che l'altro abbia fallito, così
è confermato il suo pregiudizio (svalutazione): “Io non sono
brava con il PC, nessuno è bravo con il PC” ( io non sono ok, tu
non sei ok). Il Copione è confermato. Anche Carlo, che ingenuamente
aveva offerto il suo aiuto, ora si sente mortificato, sminuito, meno
sicuro e non capisce perché. Non sa di esser caduto in una trappola
psicologica estranea a lui, un Gioco perverso che capita decine di
volte nella vita di una persona normale.
Ecco
perché la conoscenza aiuta ad avere la giusta prospettiva e ci evita
di incappare in queste situazioni. Cosa poteva fare Carlo per
spezzare il gioco? Doveva contestare fin dall'inizio le parole di
Anna. Chi te l'ha detto che sei negata sul PC? Quando è nata
questa convinzione? Mostrami il PC e poi ti dirò se effettivamente
il problema è risolvibile. Questo ridurrà la potenza del Gioco e
aiuterà Carlo a non esserne più vittima.
Altri
Giochi, più pericolosi si innescano nel mondo del lavoro, quando un
manager prende un guaio irrisolvibile e lo carica sulle spalle di un
sottoposto. Il risultato è scontato e il problema non si è risolto.
Il
povero impiegato, umiliato da una sconfitta bruciante, si sentirà
sminuito e depotenziato, avviando un processo pericoloso di
“impotenza acquisita”.
Se la cosa si ripete più volte, l'impiegato apprenderà la sua
incapacità, pensando che tale pregiudizio sia motivato.
Scaricare
le responsabilità sugli altri può essere fonte di situazioni
critiche, che minano la stabilità di un team, sopratutto se a
perpetrarle è il capo.
Se
vi sentite vittime di una situazione simile è meglio rivolgersi
subito ad un terapeuta qualificato, per capire la gravità della
situazione.
Svelare
i meccanismi dei Giochi ci permette di giungere ad un maggiore
consapevolezza, fornendoci gli strumenti di crescita per affrontare
il complesso e affascinante mondo delle relazioni umane.
A.F.
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