Essere
Life Coach cosa significa?
Essere un tipo figo,
che fa corsi costosi, oppure aver coltivato il proprio “essere”
per diventare una persona migliore?
Per
fare un corso costoso, performante e d'élite è sicuramente
necessario avere una fama e una credibilità che spingano le persone
a fidarsi del Coach, con una struttura alle spalle del
professionista, che possa supportarlo nel marketing, i contatti
commerciali e la gestione finanziaria. Tutto questo è importante, ma
le persone, per spendere, hanno bisogno di una certezza, che non può
essere elusa: devono capire che il Life Coach ha fatto veramente un
cammino dentro di sé, per capire chi egli sia e quali siano le sue
esigenze profonde (i
valori individuali).
Il
cosiddetto “motivatore” deve essere una persona autentica, che ha
veramente studiato e risolto tanti problemi, solo così potrà
aiutare e consigliare le altre persone. È una persona equilibrata
che vive bene con se stessa e con gli altri.
Il
Life Coach è una persona che si è messa in discussione, che ha
capito i propri punti deboli e li ha smussati, aggiustati, fino a
farne dei punti di forza.
Questa
è la certificazione migliore per diventare veri Life Coach.
Quando
le persone capiscono il lavoro che c'è dietro, allora si fidano e
decidono di accettarvi come consulente.
I
valori del Coaching possono essere importanti per tutti, non solo per
chi desidera trarne un vantaggio economico trasformandolo in lavoro.
Roberto Re parla di
Leadership personale, infatti ha scritto un libro che si intitola
“Leader
di te stesso”. Cosa vuol dire? Vuol dire accogliere nella
propria vita le due cose più importanti del Coaching: la
Consapevolezza e la
Responsabilità. Consapevolezza
dei propri limiti e capacità personali, ma anche dei propri pregi e
punti di forza. Responsabilità verso se stessi e gli altri,
assumendo finalmente le redini della propria vita e costruendo,
giorno dopo giorno, il futuro che si è sempre sognato, superando
tutte le paure e i limiti imposti dal proprio Io e dalla società.
Tutti
possono diventare Life Coach, non è nulla di misterioso o
irraggiungibile. Dobbiamo solo capire che la famiglia, la
scuola e le università non ci preparano veramente alla vita.
Studiamo
per tanti anni materie inutili che non ci formano sulle cose
essenziali, cioè non spiegano la psicologia, come gestire le nostre
emozioni e quelle degli altri, come rapportarci al prossimo, quali
sono i nostri veri obiettivi, come possiamo gestire bene i nostri
risparmi (l'economia domestica) e le nostre finanze, cos'è il
marketing, come funziona il mondo del lavoro oggi e quali sfide ci
attendono, il mondo di internet e dei media cosa può offrire
realmente.
In
questo processo di crescita è fondamentale la lettura. È il vero
strumento che potenzia all'inverosimile le possibilità di
comprensione del mondo che ci circonda. Molte persone la
sottovalutano, portando a zero le proprie capacità reattive in caso
di crisi. Coltivare molti interessi è essenziale,
non solo per trovare nuove possibilità lavorative, ma anche per
essere più interessanti, più comunicativi con gli altri.
Gli
insegnanti sicuramente sbagliano a scuola, quando impongono una certa
serie di letture estive ai propri alunni. Mi ricordo in libreria che
una signora, prima dell'estate, andava cercando “Il
Signore degli Anelli” da far leggere al figlio, come lettura
consigliata a scuola. Il libro certamente è un classico
meraviglioso, ma è pure bello grosso, supera le mille pagine e anche
se è venduto in tre volumi, la saga è unica e non può essere
spezzata. Un ragazzino alle prime armi con tale lettura potrebbe
sentirsi schiacciato da questa scelta, non credete? Forse ci vorrebbe
qualcosa di più piccolo, facile e comprensibile. Consiglierei
piuttosto “La
fattoria degli animali” di George Orwell, un libretto che parla
in modo semplicissimo di temi profondi.
Il
vero lettore è colui che legge i romanzi, che si diverte con i
tascabili Mondadori, che legge gialli, fantascienza, thriller,
narrativa classica, insomma è una persona che ha imparato la
bellezza della lettura con il divertimento, amando l'oggetto “libro”.
Portate i vostri figli in libreria, fin da piccoli, nella sezione
dedicata all'infanzia, e fate in modo che possano scegliere
autonomamente cosa li attrae. Incoraggiate anche i fumetti, anch'essi
sono utili.
Domanda:
ma i vostri figli vi vedono mai in casa, con un libro in mano? In
fondo la questione è tutta lì. Se non vedono il vostro esempio
perché dovrebbero leggere?
La
vera porta d'ingresso nel mondo della cultura è il divertimento.
Ho visto con i miei occhi troppe vittime di una falsa partenza, con
Umberto Eco e il famoso “Il
Nome della rosa”,
un polpettone indigesto che ha scoraggiato molte persone, che lo
hanno letto (con grandi sforzi), lo hanno apprezzato, possono
esibirlo con orgoglio in casa, e che non leggeranno probabilmente più
un libro in vita loro! Ma non è meglio partire con Nero
Wolfe?
Vi
sembra che la stia prendendo alla larga la questione del Life Coach?
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Insegnamento |
Invece
è proprio lì, nella nostra capacità di lettura e di apprendimento
che esiste il piccolo grande segreto della formazione.
A
scuola noi impariamo l'insegnamento,
una serie di nozioni che ci viene imposto da un maestro/professore
che spinge ad uniformarci ad una serie di nozioni e preconcetti
livellanti, buoni per tutti e per nessuno, che ci fa comprendere che
metterci in mostra, con domande troppo impertinenti e intelligenti, è
rischioso e sbagliato. A
scuola nasce la paura dell'errore.
Ogni minima cosa è commentata dai compagni di classe e bollata
dall'ottusità di alcuni insegnanti (qualcuno buono per fortuna c'è
sempre). Tutto dipende dal professore di turno. Se sa spiegare bene è
tutto ok, ma se insegna male, cosa fai? Anche il miglior professore
prima o poi ci lascerà perché dobbiamo inevitabilmente andare
avanti. Cosa faremo senza la sua guida costante?
L'apprendimento è tutta un'altra cosa. È
il divertimento e la passione di crescere, giorno per giorno, come in
un gioco.
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Apprendimento |
I bambini, in America, si divertono con l'iPad
in classe, cominciando ad avere dimestichezza con la tecnologia.
Credete che un bambino piccolo debba “impegnarsi”, mostrare
“volontà d'animo”? Si
diverte solamente e così cresce. La
conquista più grande di un bimbo è il linguaggio, saper parlare con
la madre, che gli insegna tramite la “lallazione”
l'uso delle vocali e delle consonanti. La mamma dice al piccolo
“mammmma, papaaaaaaa”, così il bimbo ascolta con molta
attenzione e ripete. Nasciamo come delle piccole spugne in grado di
recepire tutto ciò che ci sta intorno, già nel grembo materno. Poi
andiamo a scuola e la nostra capacità innata di apprendimento sembra
svanire completamente. È un vero problema. Se vogliamo essere
padroni della nostra vita dobbiamo riscoprire la bellezza
dell'apprendimento, che è una parte fondamentale del nostro essere.
Anche
chi consegue certificati di PNL, prima o poi, dovrà andare avanti da
solo nello studio e nella propria crescita professionale. Solo così
potrà rimanere al passo con i tempi.
Diceva
Totò “
Chi si ferma è perduto”.
A.F.
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